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Strada Regia: da Brunate a Bellagio

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Un documento conservato presso l'Archivio di Stato di Como, risalente alla fine del XVII secolo, descrive il percorso che collegava Como a Bellagio lungo la sponda orientale del Lario. Il tracciato rimase in uso sino agli inizi del '900, quando fu completata la carrozzabile detta Lariana. La Comunità Montana del triangolo Lariano ha affidato alla Società Archeologica Comense l'incarico di ricostruire il tracciato antico e di progettare gli interventi di recupero sul terreno. Così è stato possibile riportare in vita il tracciato originario per iol piacere degli escursionisti. Si tratta di un sentiero storico della lunghezza di 35 Km che ho affrontato cun un passo tranquillo per poter visitare con calma i paesi e le frazioni ricchi di monumenti.
Ho percorso il tragitto da Brunate a Lezzeno (in due tappe), oltre il sentiero arriva sino a Ponte del Diavolo e poi per Bellagio si segue la statale.

1° tappa: Brunate - Pognana Lario. A Brunate salgo da Como con la funicolare, in partenza dal lungolago; arrivati, dalla piazzetta fuori la stazione superiore, il panorame è superbo, Como ed il primo bacino del lago ai nostri piedi ed in lontananza la cornice del MonteRosa e delle Alpi Lepontine. Dalla stazione alta della funicolare si esce sulla piazza, il tempo per un caffè, e poi inizio il percorso scendendo una scalinata che corre a lato del tracciato della funicolare, sulla sua destra (spalle a monte); si imbocca, verso destra, la strada che sale da Como, avendo uno scorcio su villa Pirotta, è la più importante delle vile brunatesi. Si prosegue oltre il campo sportivo, verso i monti di Capovico; il sentiero è un vero balcone panoramico, che presenta però qualche passaggio su terreno instabile, per cui deve essere affrontato con un poco di attenzione. Superato il tratto iniziale ci si avvia verso Monte Capovico, perdendo quota lentamente. Al bivio con il sentiero che scende verso Blenio, io rimango in quota e proseguo verso Montepiatto: è un ripiano di morfologia glaciale posto a circa 650 mt di altezza sul versante orientale del ramo del lago. Il nucleo abitativo sta nell'insellatura fra il dosso morenico verso il lago, e la continuazione della pendice montuosa che ha come vertice il monte Boletto. S. Elisabetta è la chiesa del paese che sta sulla cima del dosso in posizione panoramica. In vicinanza del borgo si trova un monumento naturale denominato Pietra Pendula, masso erratico di granito, poggiante su un basamento di calcare, trasportato dalla val Masino da imponenti movimenti glaciali. Lasciato Montepiatto mi dirigo verso Piazzaga inizialmente lungo una larga strada sterrata e poi su un sentiero che in circa mezzora mi porta al nucleo di case che è posizionato proprio sopra Torno ed al quale è unito da un ripido sentiero intercalato con scalinate. A circa metà della discesa, nei pressi di un ponte, una deviazione sulla destra conduce ai Massi Avelli. Con questa denominazione vengono indicate delle tombe scavate nei massi erratici, testimonianze archeologiche presenti solo nell'area Comasca; sono tombe funerarie a vista, per cui sono giunte fino a noi violate dal tempo e dall'uomo. Ritornato sui miei passi riprendo a scendere verso Torno, oltrepasso la porta delle antiche mura e in breve tempo raggiungo il paese. Esso è diviso in due nuclei, uno più a monte con la chiesa di S.Giovanni, l'altro a ridosso del lago con la chiesa di S.Tecla. La strada litoranea, che passa in mezzo ai due nuclei, è arrivata quì nel 1876.
Esco da Torno e mi dirigo su una stradina lungo la via per Molina, sta a monte della rotabile moderna, alta sul lago sopra la proprietà della villa Pliniana: antica dimora nobiliare del lago. Più avanti nei pressi di un ponte in pietra la stradina confluisce con la strada statale che è gioco forza percorrere per circa 300 mt. Ad un tratto sul lato a monte, si nota l'inizio di una rampa selciata, cioè la continuazione della nostra antica via, che porta poco più a monte ad altro ponte ad arco in pietra: questi sono i resti più cospicui dell'antica Strada Regia. Si procede, alti sopra il Lago nel bosco lungo la costa; infine si raggiunge la rotabile che sale a Molina, attraversata la strada si prosegue sulla gradonata sino ad arrivare al borgo di Molina. Si accede al borgo fra alte case, in una stretta via, sino ad arrivare alla piazza principale sulla quale si affacciano gli edifici nobile; sulla sinistra è posta la chiesa parrocchiale, quasi a chiudere l'accesso da quella parte, mentre sulla destra la piazza diventa una strada con una lunga scalinata contronata da belle case e dalla cinta di alcuni giardini. Si esce dalla piazza sottopassando un caseggiato, si arriva ad una bella fontana con l'acqua che sgorga da un sasso e poi si esce dall'abitato e si procede verso Lemna superando la forra della Valle dei Molini, impluvio che scende dalla cresta del triangolo Lariano. Si procede nella valle lungo un viottolo, si passa vicino alla cabina dell'acquedotto e si attraversa il prato di Brama con il suo casolare sino ad una passerella in legno che consente di superare il rivo della valle. Si procede fiancheggiando il muro di contenimento di terrazzi coltivi, per arrivare alla cappella della Madonna del Rosario, situata all'ingresso di Lemna; si entra nell'abitato sotto un arco passante di una casa, è alquanto indifferente la via che si sceglia perchè tutte portano alla piazza della parrocchiale. Passando dietro alla parrocchiale si imbocca la strada asfaltata che ci permette di superare la profonda Valle di Cairo su un alto viadotto. Arrivati all'altezza di un tabernacolo, poco prima di Palanzo si segue il sentiero verso monte, per entrare nella parte alta dell'abitato che attraversiamo per poi procedere per l'ultimo tratto dell'itinerario che in discesa porta a Pognana, nuovamente a livello lago.

2° tappa: Pognana Lario - Lezzeno: il cammino riprende nell'intrico dei vicoli di Pognana, usciti dal borgo il tracciato inizia a salire verso i Monti di Careno; all'inizio si aggira la Valle Nera, si cammina nel bosco fitto in zona umida, ogni tanto si intravede la sponda occidentale del lago. Il sentiero si eleva in quota e dopo un'ora abbondante si arriva a superare il dislivello; è questa l'unica vera salita di tutta la Strada Regia. Si lasciano i Monti di Careno in discesa su una piccola mulattiera che può essere percorsa anche da piccoli trattori meccanici a quattro ruote motrici. Ad un tornante ci si inoltra su un sentiero che scende a mezzacosta verso Nesso, ci si avvicina ad una sorgente e si entra nel bosco continuando a perdere quota, sino a confluire in una mulattiera che collega Nesso con la valle di Nosè, ed in breve si entra in Nesso, un denso agglomerato di borghi in parte contigui, in parte disseminati sul pendio montuoso. Si passa sotto l'antica fortezza del cinquecento, ed in pochi passi si scende sulla statale. La si segue verso destra sino ad un ponte che attraversa un pittoresco orrido, ove le acque dei torrenti Tuf e Nosè precipitano con una cascata in una forra rocciosa. In basso, sulla riva del lago, dove sfocia il torrente che esce dall'orrido è gettato a cavallo della forra, un ponte forse romano: il ponte della Civera, che collega le borgate di Coatessa e di Borgo di Castello. All'altra estremutà della piazza, un cartello indicatore ci segnala il tracciato alto che attraversa le frazioni di Olzanigo, Scerio e Vico; si passa accanto alla bella chiesa romanica di S. Maria e poco oltre, dopo le ultime case, la stradina si trasforma in sentiero che procede lungo terrazzi delimitato da lunghe file di muretti. Questo tracciato si congiunge con la mulattiera che sale da Borgonuovo e che prosegue verso Lezzeno. Dopo gli ultimi terrazzi si raggiunge una imponente dimora, lasciata in grande stato di abbandono; ora si entra in un bosco e ne rimarremo al suo interno sino in prossimità della Punta della Cavagnola che si aggira con una salita che ci porta sino alle dirute baite di Bellocchio.
Aggirata la punta si entra nel comune di Lezzeno, che si allunga per circa 7 Km lungo la costa del lago, alle falde del monte S. Primo, ed è in posizione tale che non gode la vista del Sole in inverno e della Luna in estate. Ci si avvicina a Carmignana, la prima delle tante frazioni, solcando ripidi valloni con ruscelli che si attraversano a volte a guado, altre volte su piccoli ponti in pietra. Si entra in Lezzeno e si procede per strada asfaltata , sulla sinistra si incontra la chiesa di S. Anna, proseguendo si scende sulla statale ed in breve giungo nel centro di Lezzeno. Si supera la Parrocchiale e il bell' oratorio dedicato a S. Marta, per riprendere la via Regia verso una valletta; guadato un torrente, una ripida gradinata sale alla Chiesa della Madonna dei Ceppi. Passata una valle si è a Casate, ultima frazione di Lezzeno, dove si ritorna sulla statale che si percorre per un breve tratto; la si lascia dopo la piattaforma ecologica e si imbocca un sentiero che sale nel bosco con bella vista sul lago e cascinali. Con tratto aereo ma ben protetto si passa un'altra valle per scendere nella forra del Ponte del Diavolo, su una gradinata interamente protetta ma molto ripida, fino a varcare il ponte e raggiungere per l'ultima volta la statale. Si arriva ad uno spiazzo attrezzato con tavolini per il pic nic, e quì è stato eretta una grande targa per ricordare i promotori ed i realizzatori di questo straordinario percorso. In questo punto al confine fra il comune di Lezzeno e quello di Bellagio finisce (per ora) la Strada Regia, ed io attendo l'autobus per rientrare a Como.
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