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trekking cime

Pizzo dei Tre Signori - 2554 mt.

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info salita
Gaston Rébuffat, marsigliese, è stato uno dei più grandi alpinisti di ogni tempo. Un montanaro venuto dal mare che spiegava che, spesso, basta un nome per accendere il desiderio, la voglia di salire una cima. Che il «successo» del Pizzo dei Tre Signori, allora, sia dovuto anche al caratteristico toponimo? Probabilmente sì, perché poche altre montagne sono state battezzate in un modo altrettanto intrigante, con un nome che potrebbe essere il titolo di un romanzo, suggestivo e musicale. E' una elegante vetta di 2554 mt. sulla cresta principale delle Alpi Orobiche, ove questa si pone fra i solchi della Valtellina (con la tributaria val Gerola), della val Brembana (con le tributarie Valtorta e valle d'Inferno), e della Valsassina (con la tributaria val Biandino).
Per scoprire l'origine del nome è necessario consultare un libro di storia con vecchie cartine geografiche. Si scoprirà così che fino al 1797 (anno della fondazione della Repubblica Cisalpina da parte di Napoleone), esattamente sulla sua cima convergevano i confini di tre stati: Repubblica di Venezia, Ducato di Milano, Cantone dei Grigioni. Sono dunque loro gli illustri «Tre Signori» che nel 1777, si sostituirono al vecchio nome: «Cingio» (o anche «Cengio») che fin dal XIV secolo identificava la vetta orobica. Oggi, comunque, capitando da quelle parti e parlando con la gente del posto, nominando semplicemente «il Pizzo» non esiste alcun rischio di essere fraintesi perché quella bella piramide rocciosa, che nelle giornate di bel tempo si lascia ammirare persino da Lecco, è «il Pizzo» per antonomasia. Dite: «Vado al Pizzo» e tutti capiscono dove siete diretti. Sulla Cima del Pizzo sorge una grande croce in ferro eretta nel 1935.
Al Pizzo sono salito tre volte, la prima da Ornica nel Bergamasco, le altre dalla val Gerola, ed è di queste ultime due che viene presentata la documentazione fotografica.
Salita da Ornica (922 mt): percorrendo la mulattiera che costeggia il torrente ci si inoltra nella valle d'Inferno: in cui la presenza di vecchie baite e caselli per il deposito del latte e dei formaggi sono la testimonianza della secolare presenza del'uomo e dell'attività da sempre praticata. Ci si alza lungo ripidi pratoni in direzione della baita Costa; superata la baita il sentiero diventa quasi pianeggiante e prosegue al limite del bosco fino a sbucare sul pianoro erboso della *Casera* ora agriturismo d'Alpe. Si continua a salire seguendo il sentiero tracciato poco sopra il torrente, si supera la baita Ciarelli ed in continua salita su terreno alquanto ripido si giunge alla baita Pedroni (1800 mt), la cui caratteristica è quella di essere stata costruita sotto un enorme masso roccioso. Si prosegue sino ad una cappelletta, quì il sentiero si biforca, a sinistra si raggiunge la baita Piazzo sulle pendici meridionali del monte; il nostro itinerario continua sulla destra e risale in ripido pendio la parte terminale del vallone, cosparsa di massi e dominata dalla caratteristica *Sfinge*, un enorme sperone roccioso che sembra riprodurre il volto enigmatico degli antichi monumenti egizi; ormai il paesaggio si è fatto spoglio, i pascoli hanno via via ceduto il passo a sterpaglie e macereti. Raggiunta la bocchetta d'Inferno (2306 mt), valico aperto tra la Cima del Pizzo dei Tre Signori a sinistra e il Pizzo Paradiso a destra, si sale verso la vetta percorrendo un ampio vallone mantenendosi a destra della cresta, in ultimo si percorre un breve tratto della cresta nord e per traccia ben segnalata si giunge in vetta. E' questa una escursione impegnativa, il tracciato è sempre in continua ed a volte in ripida salita, il dislivello da superare è di ben 1632 mt, ma è estremamente affascinante per la ricchezza di elementi naturalistici di cui è disseminato il percorso.
Salita dalla val Gerola (Pescegallo): Gerola Alta è uno dei centri orobici più conosciuti e belli; posta com’è fra alta e bassa valle, a 1050 metri, rappresenta il baricentro della Valle del Bitto di Gerola, la più occidentale delle due grandi e celeberrime valli del Bitto (l’altra è quella di Albaredo). Questi sono i luoghi nei quali si produceva e si produce ancora il formaggio grasso Bitto, con latte intero di mucca, cui viene aggiunto anche latte di capra. Dal villaggio turistico di Pescegallo (dove termina la statale 405 della val Gerola), imbocchiamo il sentiero n° 8 con segnavia rosso-bianco-rosso ed entriamo ben presto nel bosco. Superato il torrente che scende dalla val Tronella cominciamo a salire un ampio dosso che costituisce il fianco orientale del Pizzo del Mezzodì, per poi raggiungere, con un tratto verso nord-ovest il Dossetto (m. 1835), un'alpe panoramica ingentilita da un piccolo specchio d'acqua. Il panorama verso nord è da mozzafiato, con le grandi pareti granitiche dei pizzi della val Masino, sulla destra il monte Disgrazia e dietro il gruppo del Bernina con i loro scintillanti ghiacciai. Il sentiero ora cambia nettamente direzione, si inoltra verso sud-est con un tratto pianeggiante entra nel vallone di Trona, fino a scendere all'omonimo lago, bacino utilizzato dall?ENEL (1805 mt). E' ora necessario, per proseguire, superare la diga, con un comodo camminamento alla sua sommità, e sulla opposta riva riprendiamo a salire su alcune roccette fino ad arrivare ad un largo conoide di detriti e sfasciumi (scesi dalla parete occidentale del pizzo Tronella) che dobbiamo risalire fino allo sbarramento del lago d'Inferno (2085 mt), a breve distanza il rifugio F.A.L.C., in località bocchetta di Varrone. La salita dal rifugio alla cima è la parte finale del tracciato, ed avviene seguendo le abbondanti segnalazioni, che ci portano alla bocchetta di Piazzocco (m. 2224) ed al fianco roccioso sud-occidentale del pizzo. Qui dobbiamo superare facilmente qualche roccetta, fino ad un pianoro erboso dal quale la grande croce della vetta appare ormai vicina. Osservati probabilmente dallo sguardo stupito di qualche pecora o capra, affrontiamo l'ultimo sforzo, risalendo un pendio che ci conduce sotto la cima, dobbiamo superare (con un po' di attenzione) le ultime roccette oltre le quali raggiungiamo i 2554 metri della vetta.
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data ascensione 28/08/2004
partenza Pescegallo - Val Gerola
dislivello 1100 mt.
tempo atmosferico bello/variabile
tempo salita 5h 15m
tempo discesa 4h 15m

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Lo slide show delle foto, originariamente realizzato con Adobe Flash, è stato trasformato in un video, poichè il plug-in per la visualizzazione delle foto (flash-player), è stato abbandonato dai browser (non è più presente o è presente disattivato) causa la sua tecnologia obsoleta e la presenza al suo interno di numerose vulnerabilità. Questa operazione, però, ha comportato una certa perdita di qualità fotografica, per contro ora lo slide-show video è visibile anche sui device portabili.
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