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Ferrata Carlo Giorda alla Sacra di San Michele

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La via ferrata si svolge sul versante nord del Monte Pirchiriano ( 962 m.), sulla cui vetta sorge l’ Abbazia della Sacra di San Michele. Pirchirano il cui nome è la forma elegante di Porcarianus (monte dei porci), analogamente ai vicini Caprasio, o monte delle Capre, e Musinè o monte degli Asini, hanno un legame col culto dei Celti, popolazione che tra le prime abitò la Valle di Susa.

La Sacra di San Michele: fu costruita dai Benedettini verso tra gli anni 983-87, e vi rimasero sino al 1622; dalla fondazione a metà 1200 l'abbazia visse il suo periodo migliore; nel 1622 Papa Gregorio XV sopprime il monastero, abitato ormai soltanto da tre monaci, la gestione passa alla collegiata dei canonici di Giaveno appositamente creata. Nel corso della sua storia l'Abbazia subì assalti e rovine, ben visibili quelle della Chiesa nuova e della torre dell'Alba. Dopo seicento anni di vita benedettina, la Sacra restò quasi abbandonata per oltre due secoli! Nel 1836 Re Carlo Alberto ottenne che Papa Gregorio XVI vi chiamasse Antonio Rosminidi ad insediare alla Sacra una comunità di suoi religiosi che tuttora costudusce gli edifici abbaziali.
L'Abbazia è tra i più grandi complessi architettonici religiosi di epoca romanica in Europa, frutto di interventi ed ampliamenti sviluppatesi nel corso della sua storia millenaria. Il primo insediamento è costituito da tre cappelle, sottostanti l'attuale Santuario, costruite nella roccia, da cui poi si sviluppò il monastero antico (sec. XI). A partire dal secolo XII si realizza l'attuale Santuario a tre navate, che poggia sulle celle primitive e sul basamento articolato attorno allo Scalone dei Morti. Risalgono alla fase gotica le campate occidentali della chiesa e gli edifici abbaziali a nord del complesso.
La chiesa nuova è in rovina, rimangono solo dei ruderi affacciati sulla val Susa, e la Torre della Bell'Alda. Si narra nella fantasia popolare che bella Alda per sfuggire a soldati di ventura, si buttava nel sottostante burrone rimanendovi illesa.Volle riprovarci per vanità e denaro, ma il suo corpo si sfracellò contro le fonde scogliere.
Dall'ottocento ad oggi si è aperta un'epoca di restauri stilistici ed integrativi che hanno posto la Sacra al centro di un rinnovato interesse.
Dal 1994 è diventata simbolo del Piemonte. La regione ha potuto occuparsi della Sacra solo recentemente: lo sta facendo in modo deciso e incoraggiante dopo che l'ha avuta in concessione dal demanio ed ha avviato la pratica per averne presto la proprietà.

La ferrata: raggiungo S.Ambrogio con il treno (il mio mezzo di spostamento preferito: economico e non inquinante), già all'uscita dalla stazione è visibile la Sacra in cima il monte Pirchiriano . Si attraversa il paese   seguendo inizialmente la strada che si stacca dalla stazione verso il centro e poi la vecchia strada statale che va verso Chiusa San Michele. L'attacco della ferrata è posto circa un km fuori dell'abitato, presso uno spiazzo che serve da parcheggio auto, nella zona conosciuta come Croce della Bell’Alda, che si raggiunge percorrendo la strada asfaltata per circa 1 km, sempre dominati dall'edificio della Sacra, alto sopra di noi .
Si tratta di una interessante e lunga via ferrata, mai difficile, che si svolge sul versante nord del Monte Pirchiriano, dal dislivello complessivo di circa 600 mt. La ferrata ha inizio vicino ai due cartelli indicatori  , e risale le roccette di serpentino molto facili, percorribili anche senza assicurarsi alla fune gommata . La ferrata è anche un percorso panoramico, che offre ottimi scorci sul fondovalle e sulla val di Susa . Poi si devia leggermente a destra e si entra in un canalone , in avvicinamento ad una paretina , tre serie di staffe in successione facilitano la progressione , si traversa sulla destra  sino ad arrivare ad un balconcino di roccia a strapiombo sulla valle sottostante  . Sono ora sotto la parte terminale della paretina , da risalire con il solo aiuto della fune: è la parte più impegnativa del tracciato, anche se non è propriamente difficile, ma solo esposta . Si continua a salire per facili roccette  sino ad arrivare al Pian Cestlet   (a circa metà ferrata), un bel pianoro che offre una vista spettacolare sul fondovalle ; dal pianoro è possibile rientrare a Sant'Ambrogio con comodo sentiero . Un lungo traverso a destra, su sentiero pianeggiante, nel bosco , e poi in salita su facilissime roccette . Si ricomincia a salire su speroni rocciosi sino a giungere ad una crestina  che rimontata mi fa giungere ad un altro piccolo ripiano boscoso. Da qui si può scendere alla borgata di San Pietro (a metà costa del monte sul versante est), attraverso un sentiero che corre su una cengia chiamata U Saut du Cin  . Dal ripiano boscoso  si procede tramite un piccolo ponte tibetano , risalendo gli ultimi roccioni , anche con l'aiuto di staffe infisse nella roccia , si raggiunge la base delle possenti mura della Sacra di San Michele , proprio a ridosso dei ruderi del monastero (a 5 piani) dei monaci, che franò quasi subito dopo la sua costruzione, e che non fu più ricostruito in quel luogo. Costeggiando la base delle mura dell'Abbazia, con un sentiero  non troppo agevole, in ripida discesa e con leggera salita finale si raggiunge il piazzale sul lato sud della Sacra . Discesa : dalla stradina asfaltata imboccare l’antica mulattiera, cartello indicatore, che passando per la borgata San Pietro ritorna in paese a Sant’ Ambrogio.




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