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Cà Raseri al lago Baldiscio


Introduzione - L’itinerario si sviluppa nella valle che sovrasta l’abitato di Isola (in alta Valle Spluga), una valle ricca di carden e in passato terra di contrabbando. La valle è poco conosciuta ma di una infinita bellezza e ospita la bellissima cascata detta "Il salto del nido", nota agli appassionati d’arrampicata che durante la stagione invernale sfidano le sue imponenti pareti ghiacciate che superano i 150 metri. La Val Febbraro è uno stupendo vallone pensile delimitato dal pizzo dei Piani, a nord, e dal Pian dei Cavalli, a sud, fu frequentata da gruppi di cacciatori fin dall’epoca in cui i ghiacci, dopo l’ultima glaciazione, cominciarono a ritirarsi, cioè circa 10.000 anni fa, in età Mesolitica. La Val Febraro, nell'agosto 1999, fu luogo di una tragedia: un gruppo scout allestì in una radura il proprio campo, che fu travolto da un'inaspettata ondata di piena del torrente provocata da un violento temporale notturno: tre ragazze (11, 12 e 13 anni) vi persero la vita.
accesso stradale: Per chi viene da sud e percorre la SS36, al trivio di Fuentes prosegue sulla stessa fino a Chiavenna, si procede sempre sulla SS36 e si percorre la Valle dello Spluga fino a Campodolcino. Alla fine dell'abitato si abbandona la SS36 e si prende a sinistra la SP1 che porta a Isola, frazione del comune di Madesimo.


mappa - statistica - traccia gps

A Isola è possibile parcheggiare (gratuitamente) nei pressi del campo giochi (si deve attraversare il minuscolo abitato) , e vicino alla Chiesa di S.Giorgio, si imbocca il sentiero che parte a fianco della chiesa, seguendo le indicazioni per la Val Febbraro. In circa 20 minuti, risalendo la collina si arriva all’inizio della vallata. Oppure si può abbreviare la camminata salendo in macchina con strada a pagamento, acquistando il biglietto del pedaggio (dal costo di 5€ - anno 2024) presso la colonnina situata al limite del campo giochi (la colonnina accetta solo moneta e non da resto) . Da qui si percorre la strada la strada consortile asfaltata, ma stretta, che superando "Ca di Gross" conduce al minuscolo insedaiamento di "Cà di Raser, qui a un bivio si prende a sinistra e si supera il torrente su un ponte, per poi immediatamente girare a destra ed entrare in Val Febbraro; si percorre una stradina sterrata ma con fondo buono ed è possibile parcheggiare negli slarghi lato torrente  . A Isola è presente un punto di ristoro, la locanda Il Cardinello in centro paese, utile per una sosta di ristoro. Cà di Raser è un minuscolo abitato costituito da baite costruite con la tecnica del cardine che consiste nell’incrocio particolare del legname utilizzato per comporre le pareti.
Ci si inoltra nella Val Febbraro sulla stradina, attraverso un bosco di larici e abeti , si incontra una fontana con acqua freschissima  e, poco più avanti un'area attrezzata per pic nic . Proseguendo nella valle, è consigliato un attimo di sosta per volgere lo sguardo all'indietro, dove all'orizzonte troneggia l'imponente mole del Pizzo Timun (la seconda vetta per altezza della Valle Spluga)  . Davanti, n lontananza, si inizia a vedere la parte alta della cascata  . Si oltrepassa un ponte in legno e poco oltre si vede sulla dx la splendida cascata, in parte nascosta da un lussureggiante bosco  . La pista, dopo aver oltrepassato un'altro ponte in legno , prosegue nella valle  e termina in corrispondenza di un terzo ponte a mt. 1596  . Si attraversa il ponte e si imbocca un sentiero che sale ripido, in una splendida pineta, su un gradino di roccia  . E si arriva a un bivio con cartelli indicatori . A questo punto è presente un'area sosta, e si gode di una splendida vista sulle montagne dell'altro versante della Valle Spluga . Ora si lascia a sx il sentiero che entra nella Valle Dentro, e si prosegue, sempre in salita come da cartelli   in un bosco di conifere   che ci permette di superare il gradino roccioso che separa il circo più elevato della valle. Il dislivello da superare è di circa 300 metri, si sale in uno splendido bosco , e dopo circa un'ora di salita si arriva a un cancelletto (sempre da richiudere) . Oltre il cancelletto il bosco dirada , e in breve si arriva a al limite inferiore dei prati dell’alpeggio di Borghetto di Sotto (1897 mt)  .
Borghetto era nel passato uno dei più vivaci centri della Valchiavenna, e qui la presenza umana risale a circa 10.000 anni or sono (anche se a quell'epoca non si allevavano animali). A 3.000 anni fa risale la comparsa dei primi “alpigiani”, cioè i primi uomini che conducevano animali al pascolo, ma solo nel Medio Evo l’allevamento animale assunse forme simili a quelle moderne. Ad oggi d'estate la vita di questo insediamento si rianima con gli alpigiani che lo popolano e gli animali al pascolo .
Si riprende a salire sulla pista sterrata che porta alle baite di Borghetto di Sopra, a 1980 mt . Superate l'ultima baita, dei cartelli segnavia indicano di lasciare la sterrata per un sentiero che si stacca sulla sinistra .[io invece preferisco proseguire su di essa, sbagliando perchè poi il nuovo, e più comodo, sentiero per il rifugio non è ancora stato terminato]. Si procede su larga pista sterranta pianeggiante   che fa avvicinare alla testata della valle . Poi la pista finisce bruscamente presso due escavatori , per poter proseguire, ora, è necessario recuperare il vecchio sentiero, presente nel solco principale della valle, e lo si può fare attravesando pratoni.
Arrivati a ricongiungersi con il vecchi tracciato, il sentiero taglia alcuni dossi erbosi   e si arriva all'ultimo dosso erboso (il Mot del lago Grande), dove si piega a sx, e lo si risale   poi superata una pozza d'acqua   un ultimo strappo   e si arriva alla conca dove è presente il lago (2302 mt) . Il sentiero prosegue pianeggiante lungo la sponda sinistra (orografica) fine al suo termine. La conca è chiusa, alla sx, dal monte Baldiscio (2851 mt) e, alla dx, dalle propaggini meridionali del pizzo Bianco (3036 mt).
Il ritorno avviene per lo stesso percorso dell'andata.




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