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Da sempre l'uomo ha tentato di conservare il suono in qualche modo onde poterne fruire l'ascolto quando e dove desiderava; ma la caratteristica tipica dell'arte musicale, vale a dire l'immaterialità, ha reso questo sogno d'impacchettare il suono uno dei più antichi miti dell'umanità. Il campo delle realizzazioni è veramente vasto e l'interessante storia dell'evoluzione di questi straordinari meccanismi richiederebbe uno specifico volume. Il "manuale" sull'uso dell'invenzione della macchina parlante riporta nelle sue prime pagine che il documento più antico giunto fino a noi risale al XV secolo a.C.; si tratta della statua eretta dagli Egizi in onore del semidio Memnon nei pressi di Tebe, essa conteneva, nascosto nel suo interno, un meccanismo che applicava la tecnica idraulica e che, agendo su un complesso sistema di canne, permetteva di simulare la voce umana. Sembra che alla corte degli imperatori cinesi esistessero, già intorno al 300 a.C., intere orchestre di congegni meccanici con lo scopo di dilettare i sovrani. Scorrendo questo singolare manuale apprendiamo che circa un secolo dopo, in Occidente, veniva realizzato un suonatore meccanico di strumenti a fiato ad opera di un certo Apollonius da Perga.
La possibilità di "fare musica riprodotta" è abbastanza recente, al contrario della musica che invece "è" da sempre. La “musica riprodotta” è un surrogato, un sostituto e come tale è sempre impregnato del pericolo di essere contrabbandato per l'originale. Questo discorso può a prima vista sembrare un paradosso: a noi balza all'occhio che poter "portarci a casa" intere orchestre, riascoltare esecutori ormai scomparsi, gustare particolari esecuzioni magiche e irripetibili per molte e molte volte è "un qualcosa" di una comodità immensa. Tutto ciò è senza dubbio vero, però guai se ci dimentichiamo che tutto ciò è solamente e sempre una ri-produzione. E quindi ecco che ci si presentano le domande: cosa vuol dire usare un impianto di riproduzione in modo corretto? Cosa dobbiamo chiedergli? Cosa ci deve dare? La risposta è semplice, è immediata: un impianto di riproduzione deve "renderci" nel miglior dei modi possibili, indipendentemente dalla quantità delle vibrazioni d'aria che provoca, "il Suono", "la Musica". Ci accorgiamo che questa semplice e facile risposta ci pone immediatamente un'altra domanda ben più ponderosa e importante: cos'è "il Suono", cos'è "la Musica"?
Forse dovremmo subito dividere il Suono dal rumore, considerare il Suono come un rumore riscattato dal caos, ovvero un caos nel quale sia stato messo ordine. E la Musica è la quintessenza di quest'ordine. Noi notiamo anche come, sul piano pratico, al variare della musica da riprodurre, vari di pari passo l'impianto necessario: dalle musiche iniziali nelle quali predominavano la purezza delle linee armoniche e la volontà di esprimere ordine e consequenzialità, alle musiche attuali dove predomina la quantità sonora, la sentimentalità fino al coinvolgi mento di ben altri sensi che l'udito (basta guardare la cosidetta musica da discoteca dove, per la buona riuscita della riproduzione, sono necessarie pressioni sonore che interessano non più solo i timpani, ma bensì tutto il corpo).
Ne deriva quindi che la costituzione di un impianto è direttamente proporzionale alle, chiamiamole, "caratteristiche" del suo possessore, quando questo è attivo nella scelta, oppure, quando è passivo, a quelle dell'installatore: sempre a condizione che questo installatore scelga onestamente e non in base ai prodotti che "deve" vendere (parliamo sempre ovviamente di scelte volontarie e non dettate da opportunità o casualità o peggio ancora derivanti da condizionamenti pubblicitari).
Ascoltare musica da un impianto stereofonico ben assemblato e ben regolato, può regalare all’ascoltatore la sensazione che i musicisti ed i loro strumenti siano davvero presenti nell’ambiente dove si stà ascoltando l’impianto.
Ciò significa che un impianto di vera alta fedeltà è in grado di ricostruire un’immagine sonora virtuale tridimensionale verosimile a quella dell’evento sonoro originale, dove sono fedelmente riprodotti i suoni e le timbriche degli strumenti, la loro disposizione spaziale e addirittura l’ambiente stesso dove l’evento è stato registrato.
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