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trekking cime

La punta Rocca - Marmolada - 3260 mt.

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info salita
Questa escursione alla Marmolada è stata organizzata da Sentierando, con la collaborazione di Roberto che ci farà da guida durante le nostre uscite.
La Marmolada, detta anche regina delle Dolomiti e ne rappresenta il centro naturale, delimitata su tutti i suoi fianchi da valli ed attorniata da monti che sono più bassi; la sua punta Penia (3343 mt) è la più alta delle Dolomiti e del Veneto. Dalla punta Penia e dalla punta Rocca scende a valle il Ghiacciaio della Marmolada (l'unico delle Dolomiti), con profilo regolare, mediamente inclinato di 23°, che nella regione sommitale raggiunge i 30°. La Marmolada è bifronte, presenta infatti due facce completamente diverse: il versante sud una gigantesca muraglia rocciosa lunga 10 km ed alta sino ad 800 mt precipita con una fuga di strapiombanti pareti. Il fianco nord digrada invece con regolare pendenza, come un immenso piano inclinato ricoperto dal ghiaccio. Alla base del versante nord, alla quota di circa 2.030 metri, è situato il Lago Fedaia, lungo circa 2 km. Il lago è sbarrato ad ovest da una diga artificiale in calcestruzzo, dall'altezza massima di 60 metri e con uno sviluppo del coronamento di 620.

Partiamo la mattina del 30 maggio: io, Giovanni, Luca e Tiziana, per la val di Fassa, ed a Vigo ci incontriamo con Roberto che sarà la nostra guida in questi quattro giorni sulle nevi della Marmolada e sulle rocce della Roda di Vael. Proseguiamo per il passo Fedaia, lo superiamo per alcuni km e raggiungiamo il rifugio baita del Giglio , che sarà il nostro confortevole campo base.

1° giorno: nel pomeriggio è prevista una passeggiata sui nevai sopra il lago fedaia , parcheggiamo il pulmino dell'organizzazione, scarichiamo l'attrezzatura  ed iniziamo faticosamente a salire  ; arrivati sul luogo dove Roberto ci avrebbe tenuto il corso di progressione su ghiacciaio e terreno misto, fra l'altro comprensivo di "Manovre di recupero in caso di caduta in un crepaccio": ma purtroppo non troviamo crepacci. Con grande entusiasmo ci imbraghiamo e leghiamo; la spiegazione su come fare i nodi con la corda con me non ha grande successo, anzi ancora adesso non saprei come fare. Dopo esserci imbragati e legati   e procediamo sui ripidi pendii sovrastanti . Alla fine rientriamo, poco sopra il lago si apre davanti a noi un ripido canalone  che decidiamo di scendere assicurati alla corda, con Roberto che ci fa sicurezza   ; alla fine si rientra ammirando un panorama incantevole  .

2° giorno: era prevista la salita alla punta Rocca, la seconda cima della Marmolada. Ma già alla mattina quando ci siamo alzati abbiamo visto (come da previsione) un cielo plumbeo e nuvoloso. Decidiamo comunque di partire ed iniziamo a salire i nevai sopra al lago Fedaia  . Quando arriviamo inizia a nevicare , ormai è fin troppo evidente a tutti noi che oggi non andremo in cima. Per cui Roberto opta per una ulteriore lezione di tecniche di sicurezza sul ghiacciaio (con la variante del brutto tempo) . Quando tutti abbiamo risalito il pendio ci si prepara a discenderlo in corda doppia, è la prima volta che mi applico a questa tecnica, ma nessuno di noi incontra problemi ; alla fine ci ritroviamo al riparo della neve nella stazione di arrivo della seggiovia per un meritato quanto frugale ristoro . Poi incalzati dal brutto tempo scappiamo a valle . Alla sera il tempo cambia radicalmente, ed appare il sereno, ci sembra un buon segno per l'indomani .

3° giorno: la mattina seguente il cielo è sgombro da nubi e promette bene per la nostra uscita. Dopo una rapida colazione ci si avvia alla diga e ci si prepara per la salita. Percorriamo lo stesso tracciato del giorno precedente, e dopo circa due ore scarse arriviamo al Pian dei Fiacconi. Il tempo sembra tenere, almeno sulla Marmolada, anche se sulle montagne attorno (in particolare sul Civetta e sul Pordoi iniziano ad accumularsi nubi scure). Dopo una breve sosta iniziamo ad inoltrarci nel vallone alla cui estremità si erge maestosa la punta Penia. Dopo una breve marcia, il pendio diventa ripido, per cui sosta per legarci. Proseguiamo ancora ma ci accorgiamo che anche sulle cime della Marmolada arrivano le nubi, che se anche non compatte non sono certo di buon auspicio. Roberto decide che proseguire con due cordate verso la punta Penia è troppo rischioso, perchè in caso di maltemppo in cima il rientro per le roccette ed il canalino ghiacciato sarebbe troppo difficoltoso e troppo lento. Sul momento cambiamo programma, e si decide di tentare la punta Rocca (più bassa, ma più facile, solo ghiacciaio con pendenze ripide ma non estreme). Il cambio di itinerario ci obbliga ad un difficile traverso per uscire dal vallone in cui ci troviamo ed entrare in quello adiaciente, da dove saliremo la punta Rocca. Traversiamo per ripidi pendii, ed iniziamo la salita verso il colle dove arriva la funivia, poco sotto la cima. Il tempo continua a peggiorare, ma ormai la meta è vicina; il colle è proprio sopra di noi e lo raggiungiamo in breve tempo. Dopo una sosta per respirare, risaliamo l'ultimo breve tratto alla cima, ma ormai siamo quasi immersi nelle nubi, ed il paesaggio attorno a noi non esiste, se non come coltre di nebbia grigia. Dopo le consuete foto di rito, scendiamo con il rimpianto (almeno per me) di non aver pututo calcare la cima maggiore. Alla stazione di arrivo della seggiovia sosta e si mangia qualche cosa per poi continuare la discesa sino alla diga. Prima di rientrare ci si cimenta con una divertente discesa in corda doppia dalla diga, non però come vuole Roberto al centro della stessa dove il dislivello è massimo, ma un poco decentrati, per una discesa di 30 mt che comunque tutti noi facciamo con entusiasmo e qualche iniziale dubbio.

4° giorno: era prevista una ferrata in Marmolada, ma l'abbondante neve presente ci consiglia un cambio di programma. Lasciamo l'albergo  e ci dirigiamo verso il gruppo del Catinaccio e giungiamo al passo di Costalunga, indi alla partenza della seggiovia  verso il rifugio Paolina. Da quì parte il sentiero che ci porterà al rifugio Roda di Vael  . Lungo il percorso si ammira la possente bastionata del gruppo del Latemar  e più vicino a noi la possente parete rossa della Roda di Vael  la cui cima è la nostra meta. A circa metà strada un'orribile imitazione d'aquila (è il monumento a Christomannos ) sul sentiero , la superiamo e proseguiamo con un comodo tracciato pianeggiante  . Dopo circa un ora raggiungiamo il rifugio Roda di Vael , dove ci si ferma per una sosta ristoratrice. Alle nostre spalle le pareti della Punta del Masarè , verso la quale riprendiamo il cammino  sino all'attacco della ferrata, questa prima parte è alquanto facile e non presenta difficoltà, ad eccezione di un passaggio molto stretto su scala fra due pareti di roccia e si esce su una conca erbosa . Il primo tratto della ferrata è finito, e si riprende a salire per un sentiero abbastanza ripido su ghiaioni   , si passa sotto alla punta della finestra  sino ad arrivare sulla sommità di un costone   e ci affacciamo sulla stretta Forcella del Diavolo. Facciamo sosta ed approfittiamo per scattare qualche foto  . Inizia il secondo tratto della ferrata, in discesa sino ad arrivare ad un traverso su una liscia parete verticale attrezzata unicamente con la fune metallica ben tesa. Il passaggio è molto esposto su rocce e spigoli precipiti, rappresentando quindi il passaggio chiave dell’intera via . Si risale un sentiero sino all'attacco di un canalone innevato    che Roberto decide di attrezzare con una corda di sicurezza . Percorso il canalone si sbuca su su un'angusta sella   e da li con un comodo sentiero  raggiungiamo la cima della Roda di Vael    , dalla quale si gode uno splendido panorama  . E' ora del ritorno, facciamo lo stesso percorso a ritroso, ripercorrendo le due ferrata, ci si ferma per mangiare al rifugio Roda di Vael e poi via per il sentiero verso il rifugio Paolina e con la seggiovia torniamo al piazzale ed alle macchine  per intraprendere il viaggio di ritorno verso casa.


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data ascensione 01/06/2009
partenza Passo Fedaia
dislivello 1210 mt.
tempo atmosferico variabile - neve
tempo salita -----
tempo discesa -----

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